Esperienza all'estero: lo SVE
La grande domanda: come fare un'esperienza all'estero?
Vuoi partire per un’esperienza all’estero ma non sai cosa
fare? Non ti hanno preso per quell’Erasmus che volevi tanto fare e ora sei
bloccato in Italia? Trovare lavoro all’estero è difficile e non sai se puoi
permetterti di fare un soggiorno studio? Be’, non ci hai ancora pensato, ma una
soluzione c’è. Fare uno SVE.
Lo so, suona come una pubblicità, e un po’ lo è, ma non c’è
niente di male, anzi. Sempre più giovani, soprattutto in Italia, hanno voglia
di partire, allontanarsi dalla loro routine noiosa e poco produttiva, imparare
una nuova lingua o perfezionare l’inglese – un incubo per molti –, ma spesso
non sanno come fare o non possono permetterselo. Tutti conoscono l’Erasmus e
vogliono partire, ragazze e ragazzi alla pari si scoprono babysitter perfetti anche
se fino al giorno prima non sopportavano i bambini, ma almeno così riescono a
fare quella maledetta esperienza all’estero che "fa figo", sembra un sacco
divertente e ormai tutti dicono che fa una bella figura sul CV.
Ma l’Erasmus non è solo soggiorni di studio all’estero pieni
di feste, amici da ogni dove e learning agreement modificati mille volte. Il
progetto Erasmus+ comprende una serie di progetti e iniziative di scambio per
giovani, non solo studenti, che sono altrettanto entusiasmanti e formative, ma
meno conosciute.
Lo SVE, il Servizio Volontario Europeo (EVS in inglese), è
uno di questi. Si parte per un paese membro o partner dell’EU – quindi anche in
altri continenti! – per svolgere attività di volontariato per un periodo che va
dalle 2 settimane ai 12 mesi. E non fatevi spaventare dalla parola
“volontariato”: se il lavoro con persone in difficoltà come poveri, anziani o
diversamente abili; le attività che riguardano fattorie, animali o protezione
dell’ambiente; o il lavoro non retribuito in generale non vi ispirano, potreste
comunque trovare un progetto che fa per voi. I volontari lavorano, infatti,
anche in organizzazioni sportive, scuole e uffici, ad esempio.
Il vostro volontariato, quindi, potrebbe essere
“professionalizzante” quanto quello stage tanto agognato, che però se viene
retribuito una miseria potete già considerarvi fortunati. “Ma il volontariato
non è retribuito”, mi direte; è vero, ma la Commissione Europea copre i costi di vitto,
alloggio, trasporto nel paese ospitante – se per ragioni lavorative –, viaggio
(o almeno in parte), assicurazione e corso di lingue. Inoltre, i volontari
ricevono un “pocket money” poco inferiore alla borsa Erasmus che si riceve per
mobilità di studio o tirocinio. La differenza è che mentre con la borsa di
mobilità non si paga nemmeno l’affitto, durante uno SVE non si hanno
praticamente costi, se non quelli del tempo libero.
Insomma, di motivi per cui uno SVE può essere la scelta
giusta se volete fare un’esperienza all’estero ce ne sono eccome. Adesso dovete
solo cercare un progetto che faccia per voi e mandare una candidatura. E poi
ripetere, ripetere, ripetere. Prendetevi il vostro tempo e lavorate alla
candidatura: alcuni progetti potrebbero chiedervi CV e lettera motivazionale,
altri di compilare un form in cui parlate di voi e dei motivi per cui vorreste
fare questa esperienza. Poi non resta che incrociare le dita per un colloquio
e, con tanta determinazione e un pizzico di fortuna, si parte!
Come trovare progetti e candidarsi?
Potete consultare i seguenti link:Sito EVS: https://europeanvoluntaryservice.org/
European Youth Portal – sezione dedicata all’EVS:https://europa.eu/youth/volunteering/evs-organisation_en
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