Danimarca Vichinga
Sono stata felice di scrivere questo articolo per il n°1 della rivista autoprodotta "La Città Invisibile" di Varese. Consiglio vivamente di seguire il progetto su Facebook e Instagram per conoscerla meglio e partecipare ai tanti interessantissimi eventi che vengono organizzati!
Avete mai pensato alle relazioni tra il tempo e le città?
Quando passeggiate tra le vie di un centro o di una periferia, non vi chiedete
mai quante facce, quante vite abbia avuto quella città attraverso lo scorrere
del tempo? Come ci parla il tempo attraverso le città? Può farlo tramite le
persone che ce la raccontano, tramite i dipinti e le foto che rappresentano una
piazza qualche anno o secolo prima, oppure tramite l’architettura.
L’architettura ancora presente, magari rinnovata e ristrutturata, oppure lasciata
così com’era, così come dovrebbe essere oggi che il tempo grava su di essa. I
pilastri dei fori romani, le mura del Colosseo, i palazzi dei re e delle
regine, le torri cadenti di qualche borgo medievale, le case strette e alte, le
decorazioni dei capitelli, gli archi a sesto acuto. L’architettura è
quell’elemento cittadino che può raccontarci visioni del mondo, tensioni
politiche, sviluppi sociali e grandissimi errori, come le chiese distrutte dai
bombardamenti.
Foto: Pixabay
L’architettura è un’arte e in quanto tale ci attira, ci
spinge a uscire dai nostri confini familiari per andare a vederla, toccarla,
fotografarla, per portarla via con noi – o quasi. Inutile elencare le
innumerevoli attrazioni architettoniche che smuovono milioni di turisti ogni
anno. È un senso estetico a guidarci, sì, ma è anche la curiosità di
riscoprire, entrare in contatto diretto con un passato che adesso non c’è più,
se non in quelle mura, in quella pietra. È il tempo che si manifesta a noi.
Certo, l’architettura non è l’unico modo in cui una città può raccontarci la
sua storia, esistono anche i musei: bellissimi luoghi di conoscenza e,
soprattutto, di esistenza, messi lì a soddisfare il nostro appetito di passato,
di curiosità. Quante volte capita di trovarsi davanti a una teca piena di
oggetti di vita quotidiana, lontanissimi dalla comodità e praticità di oggi, ma
allo stesso tempo ingegnosi, e chiedersi come venissero utilizzati? O meglio,
come fosse la vita quando si utilizzavano certi "istrumenti"?
Foto: torange.biz
Io me lo sono chiesta tante volte, e dopo tanto domandare, immaginare e sognare l’ho visto coi miei occhi.
Ho visto uomini e donne camminare scalzi nella campagna, su
passerelle di legno, tra tende e bancarelle dove mercanti, fabbri e artigiani
mostravano le proprie merci. Ho visto donne vendere gioielli e pietre preziose
mentre un uomo dormiva su delle pelli di animali nell’angolo di una tenda e
bambini a piedi nudi, con la faccia sporca, mangiare minestre seduti per terra
o su piccole seggioline, alle volte disegnando qualcosa coi bastoncini nella
sabbia e alle volte lavorando il legno, come faceva papà.
Gli abiti che
indossavano erano fatti a mano con cura dalle donne che sedevano ai telai,
mentre il tintinnio di incudine e martello rimbombava nell’aria. Ho ballato al
ritmo di flauto e tamburi mentre una donna coi sonagli ai piedi cantava e ci
guidava in una danza popolare, momento di gioia, amicizia, ironia, e forse, tra
qualcuno, anche seduzione.
Ho forse sognato?
No, no, era tutto vero, lo giuro! Tutto meravigliosamente
vero. Mi trovavo in un villaggio vichingo nei pressi di Ribe, in Danimarca.
Ribe è la città più antica del paese, primo insediamento vichingo di cui si
abbia traccia in Danimarca, famosa per il proprio mercato, che attirava genti,
beni e idee dal resto del mondo. Al museo di Ribe, situato oggi esattamente
dove allora sorgeva il mercato, si ritrovano anche reperti di giare e vasi
romani proveniente dal sud Italia, ad esempio.
Ma il villaggio vichingo non è il museo di Ribe, è
qualcos’altro. Sempre un museo è, ma non ci sono mura né teche. Al loro posto,
case, fattorie, una chiesa risalente alla conversione al cristianesimo. Si
tratta della fedele ricostruzione di un villaggio presente in quella zona, che
con la bella stagione si anima e si riempie di vichinghi veri e propri, provenienti
da diversi paesi.
In occasione del mercato internazionale vichingo, che si
tiene per una settimana nel mese di maggio, è possibile visitare questo paese e
immergersi completamente in un’epoca lontana. I più appassionati del periodo
vichingo possono addirittura abitare il villaggio, accampandosi con le loro
tende e vendendo i loro prodotti lavorati a mano.
C’è chi si reca nel villaggio
per una gita o un weekend in famiglia, chi ricerca la semplicità della vita di
allora, chi si dedica al combattimento secondo lo stile del tempo e chi cavalca
cavalli che discendono direttamente da quelli un tempo usati da questo popolo
per intrattenere il pubblico.
Poi ci sono quelli a cui, come me, piace abbandonarsi a
questa magia, passeggiando per il villaggio con occhi sognanti e curiosi,
mentre finalmente i muri del tempo sembrano scomparire.
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